Tutte le nostre azioni, le nostre attività domestiche, lavorative, sociali, spirituali, di svago, di riposo si svolgono all’interno di luoghi che differiscono tra loro per funzionalità, forme, colori e arredi; tra questi luoghi noi ci spostiamo di continuo senza dare troppa importanza a cosa li rende uno diverso dall’altro, a cosa quel luogo ci racconta, a quali caratteristiche rendono un ufficio diverso da un bar, una piazza diversa da un luogo di culto, un giardino diverso da un boulevard ed ancor di più senza riflettere su cosa un luogo significa per ciascuno di noi, senza far caso a cosa ci trasmette; nel viavai continuo e iperveloce della società moderna non ci si può permettere di “sprecare” il tempo in tali inezie! Tuttavia, anche se noi li ignoriamo, tutti questi luoghi e tutto ciò che contengono – dalla poltrona di casa fino alla cupola gigantesca di un edificio di culto –  stanno lì, quinte silenziose dello spettacolo della storia di ciascuno di noi, e senza che ce ne accorgiamo influenzano le nostre vite: se una storia si svolge fra delle quinte di cartapesta apparirà più scadente perfino allo stesso attore, anche se la storia fosse splendida in sé e l’attore straordinario.

Questo lo sapevano bene in passato coloro che ci hanno lasciato in eredità le meraviglie architettoniche che ancora oggi ammiriamo stupefatti e che continuano a trasmetterci bellezza, armonia e vitalità; oggi invece lo abbiamo dimenticato: si dà più importanza alla convenienza, al risparmio ma, sebbene la nostra cultura non lo ritenga più importante, nella nostra natura il bisogno di bellezza (non inteso come mera estetica ma come sensazione di pienezza ed appagamento che nasce dall’appropriatezza e reciproca corrispondenza di forme e linguaggi del mondo interiore con quelli del mondo esteriore) è rimasto immutato e, come sappiamo a partire da Freud in poi, quando la natura e la cultura si scontrano nasce il conflitto o nevrosi, che Jung definì invece “complesso” e che genera malessere ed infelicità.

Ritornare ad essere consapevoli dell’influenza di ciò che ci circonda, che i luoghi in cui viviamo, le loro caratteristiche, le proporzioni, le forme, i materiali, i colori hanno un impatto sulla nostra quotidianità, sul nostro modo di vivere e concepire la vita e capire in che modo tutti questi elementi e le loro possibili combinazioni sono in grado di fornire benessere è fondamentale per continuare a progettare e costruire spazi, ambienti e architetture che rispondano ai bisogni profondi dell’essere umano, che lo riconnettano alla sua natura facilitando un’esistenza serena invece che conflittuale ed offrendo vitalità invece che malessere.

Quanto detto e quanto ci si propone non vuole essere un invito a tornare al passato o un semplice ostracismo ideologico contro il moderno ma un’esortazione alla ricerca di soluzioni quanto più possibili adeguate e attente ai bisogni umani più profondi ed immutabili da tempo immemore, in linea coi progressi delle scienze e della tecnica, che guardino al rispetto dei luoghi, del contesto antropizzato e non e delle risorse naturali (sostenibilità) per un futuro ed una vita migliori.

Diamo allora uno sguardo ad esempi di architetture che guardano ad una concezione più armoniosa del costruire che mette al centro della progettazione il benessere del fruitore e la valorizzazione opportuna del contesto, ispirata al sapere della tradizione, fondamenta senza le quali non è possibile raggiungere un livello superiore.

 

Città

Città deriva dal latino civitas – atis traducibile con il duplice significato di “insieme di cives (cittadini)” e di “aggregato di abitazioni”, quindi già il termine sta ad indicare un insieme di persone che decidono di stabilirsi in un luogo che corrisponde e risponde alla loro esigenze sottolineando così il legame e la somiglianza tra il contesto e chi lo abita. “Città” diviene di fatto sinonimo di identità; progettare e costruire una città vuol dire dunque rendere visibile questa identità, questo legame tra il contesto ed i suoi abitanti. In passato raramente si modificava il territorio esistente e non perché si fosse più ambientalisti di adesso ma perché si conosceva meglio di oggi la forza imprevedibile ed impetuosa della natura e allora si preferiva costruire in accordo piuttosto che contro quest’ultima (come oggi si crede illusoriamente di poter fare, con pessimi risultati). E’ possibile evidenziare questo legame tramite alcuni elementi: rispetto per la conformazione originaria del territorio, uso di materiali autoctoni che esaltano le tonalità cromatiche locali, uso di stilemi tipici della cultura del luogo.